L'artista ed il bambino magico creano un nuovo linguaggio che ha la forza seduttiva di tre secoli di musica.
di Riccardo Barbi
Quando ho sentito parlare del progetto di Riccardo Arrighini, di portare nei suoi teatri ed allo stesso concerto il pubblico di Puccini, Vivaldi, Chopin ed adesso Verdi, insieme agli amanti del Jazz di Charlie Parker, Oscar Peterson, Bud Powel, Coltrane ecc, sinceramente oltre alla curiosità morbosa, non stavo più nella pelle dal desiderio di vedere al più presto cosa era successo veramente nella musica. In realtà avevo sempre desiderato prendere una melodia armonizzata da Mozart e disporre le note e gli accenti in posizione diversa dal tema originario, alternarne gli accordi, sostituire le armonizzazioni lunghe e tenute con accordi più trasgressivi pronunciati con una percussività ritmica diversa e meno imprevedibile, dizionare le frasi per terzine e quartine con le ghost-notes (note fantasma o sottintese del jazz). Poi però non mi spingevo mai oltre il limite del tentativo isolato, perchè non vedevo grandi nomi che rifondavano in modo permanente una vera nuova scuola di linguaggi musicali, fondendo tutte le migliori esperienze storiche. Ho iniziato ad ascoltare su You-tube qualche video dei suoi concerti per piano solo dedicati a Vivaldi e Puccini. Un sogno si è realizzato: ho sentito le pronunce classiche e quelle del '900 fondersi come le molecole di due metalli che danno luogo ad una lega speciale con nuove e più preziose proprietà. Una nuova anima dell'azione musicale. Ho sentito con gioia e consapevolezza che Riccardo, possedeva questa nuova forza compositiva, un nuovo linguaggio farcito con tante esperienze diverse, dove restava ben nitido il suo senso di appartenenza alle radici classiche nonchè alle forme, dialetti, ed etnie del Jazz. Sono emozionato anche in questo momento, per cui mi prendo una pausa e vi aspetto con piacere al prossimo post.
Riccardo Barbi
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