caro amico,
stasera ci tengo in modo particolare a pubblicizzare l'anteprima nazionale di "Verdi in Jazz", il mio ultimissimo lavoro che ancora una volta fonde la grande Lirica con il Jazz.
Tutto questo avverrà, per il "Massarosa Jazz Festival", venerdì prossimo 11 giugno alla Fattoria di Camporomano di Massarosa, in località Piano del Quercione (LU), in pratica a due passi da casa mia.
Ed avverrà con il mio pianoforte, ovviamente, insieme alla "Corale Puccini Grosseto" diretta dal M°Iannitti Piromallo, ed alla polistrumentista Ilaria Biagini ai flauti, sassofoni, fisarmonica e voce solista.
Grande è l'emozione che ci sta accompagnando in questa prima fase, per molti motivi....
Il repertorio verdiano è straordinario per la forza che ti trasmette storicamente, la sfida è la stessa di sempre, ossia riuscire a coniugare un grande patrimonio dell'umanità- queste melodie famose in tutto il mondo- con il Jazz.
Impresa che non a tutti piace, sia chiaro, ovunque vado trovo un sacco di gente che storge la bocca e non può sopportare che le suddette melodie siano in qualche modo "macchiate" da altri idioni musicali, o peggio ancora storpiate....
Io non la penso così.
Io credo che il Jazz non sia "una musica", sia un linguaggio che si può applicare a tutta la Musica mai stata scritta. Il Jazz è improvvisazione. Basti pensare che, nell'America degli anni '40, questa lingua si è cercato di parlarla improvvisando, appunto, sugli "standards", ovvero i "sempreverdi", le celeberrime canzoni della Hollywood in auge coi grandi attori dell'epoca.
Poi si è cercato di "parlarla" sulle canzoni brasiliane, con la "bossanova", poi lo si è fatto colle grandi canzoni del resto del mondo ( vedi Besame mucho), comprese le nostre grandi melodie dei nostri grandi cantautori ( vedi Estate di Bruno Martino fino ai classici di Tenco, Paoli, Vanoni e chi più ne ha più ne metta.....).
Ma sai di cosa sono fatte queste grandi canzoni? Semplice, amico mio, di melodie ed accordi! Nè più nè meno che le grandi melodie di Mozart, Bach o Puccini, semplicemente melodie ed accordi, su cui-ovviamente- per un jazzista può essere normale parlare quella famosa lingua (di cui sopra) dell'improvvisazione.
Potremmo farlo anche sul "Ballo del Qua Qua" oppure sui Madrigali o sui Canti Gregoriani, per noi poco importa quale sia sia il giro armonico......certo, alcuni sono MOLTO più stimolanti, perchè evocano le giuste corde e vibrazioni della nostra Storia e dei suoi eroi, anche musicali, che hanno fatto parte del nostro studio e background!
Ecco perchè. amico mio, io non posso pensarla come quelle persone ancorate ai generi musicali come santuari inviolabili, che si tappino pure le orecchie.....
Scommetto però che una parte di loro si rode dall'invidia di non capire o conoscere i segreti dell'improvvisazione jazz, lo so, capisco bene, io che rodevo quando, già diplomato e concertista classico, ascoltavo gli improvvisatori miei coetanei e non sapevo come potesse essere possibile.
Eh già, recito in uno dei miei sketch nelle "Divagazioni Teatrali" su "Chopin in Jazz": " Il Jazz è una lingua e come tutte le lingue ha le sue regole, non si impara dall'oggi al domani, bisogna praticare, parlare e, soprattutto, ascoltare..........."
Riccardo Arrighini,
"Il pianista italiano che ha fuso Classica e Lirica con il Jazz".........
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Finalmente un vero omaggio a Verdi! Sì, perché proprio Lui, il Peppino, il Cigno di Busseto, rifiutava la classificazione della musica in classica, sacra, popolare, lirica, ecc., sostenendo che si può chiamare Musica solo la "buona musica", altrimenti non è musica. Sono d'accordo col Grande Maestro, quello che conta è la qualità; il jazz di qualità - come quello di Arrighini - non "contamina" gli altri generi, ma semmai ne evidenzia la grande forza emozionale, e nel contempo arricchisce se stesso.
RispondiEliminaViva la Musica, VIVA VERDI!...anche in jazz!
Giuliano Parlanti